L’Ansia e i suoi sintomi


Introduzione

 Ànsia s. f. [dal lat. tardo anxia, der. di anxius «ansioso»]. – 1. Stato di agitazione, di forte apprensione, dovuto a timore, incertezza, attesa di qualcosa.

Ànsio agg. [dal lat. anxius, der. del tema di angĕre «stringere, soffocare»]. – 1. letter. Ansioso, angosciato, tormentato.

Angòscia s. f. [lat. angŭstia: v. angustia] (pl. -sce). – 1. Respiro affannoso. 2. Stato di ansia e di sofferenza intensa che affligge l’animo per una situazione reale o immaginaria, accompagnato spesso da disturbi fisici e psichici di varia natura: dare, provocare a.; trascorrere ore d’a.; stare in a..

Paura s. f. [rifacimento, col suff. -ura, del lat. pavor -oris «timore, paura», der. di pavere «aver paura»]. 1 – a. Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso: più o meno intenso secondo le persone e le circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso, che si manifesta anche con reazioni fisiche, quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa o comunque appaia imminente.[1]

fobìa [dal gr. -ϕοβία, dal tema di ϕοβέομαι «temere»]. – Secondo elemento di nomi composti derivati dal greco o formati modernamente (come idrofobia, agorafobia, claustrofobia, ecc.), che significa paura, avversione, ripugnanza, spesso morbosa, verso persone o cose.

fobìa s. f.– In psichiatria, disturbo psichico consistente in una paura angosciosa destata da una determinata situazione, dalla vista di un oggetto o da una semplice rappresentazione mentale, che pur essendo riconosciuta come irragionevole non può essere dominata e obbliga a un comportamento, inteso, di solito, a evitare o a mascherare la situazione paventata;

pànico agg. e s. m. [dal lat. panĭcus, gr. πανικός (e come sost. πανικόν), der. del nome del dio Πάν, Pan] (pl. m. -ci). – 1. agg. a. Di Pan, relativo a Pan, che nella mitologia greca era il dio delle montagne e della vita agreste, patrono del riposo meridiano; in particolare, era detto timor panico, terrore panico quel timore misterioso e indefinibile che gli antichi ritenevano cagionato dalla presenza del dio Pan.

Nel linguaggio comune, soprattutto nelle lingue neolatine, come descritto sopra, i termini paura, ansia e angoscia descrivono espressioni emotive e fisiche simili, ma non identiche.

E’ essenziale, quindi, sia da un punto di vista fenomenologico che clinico, chiarire e fare distinzione fra le diverse emozioni che possono, talvolta, presentarsi anche contemporaneamente.

 

La fenomenologia dell’ansia

 

 L'ansia è un eccitamento fisiologico dell’organismo, più leggero della paura, ma più costante. Provare ansia significa sentirsi continuamente all'erta, ingigantire il valore dei fatti, vivere le situazioni con una intensità emotiva assillante e discordante con la realtà, essere troppo vulnerabili per rispondere in modo opportuno agli stimoli e alle pressioni ambientali.

Frederick Perls, per descrivere l’ansia utilizzava il termine qui-e-allora, proprio per evidenziare la sua proprietà anticipatoria.

Eppure, l’ansia, come lo stress, può dimostrarsi vantaggiosa ad un certo grado e durata; anche mantenendo un carattere spiacevole per il soggetto, produce delle modificazioni cognitive positive quali un aumento della velocità associativa, della velocità di apprendimento e della capacità di formare giudizi validi sulla realtà (ansia strutturante) aumentando significativamente il grado di autostima della persona.

Quando, invece, i livelli di stress che causano l’ansia aumentano, la velocità associativa diminuisce fino a bloccarsi e il campo di coscienza si restringe fino a comprendere un solo tema (monoideismo), rendendo impossibile ogni rapporto del soggetto ansioso con l’ambiente esterno e interno (ansia destrutturante). La vita affettiva del soggetto ansioso risulta quasi sempre ridotta, irrigidita o deformata. Per Sigmund Freud, in alcune situazioni, il soggetto viene a essere sottoposto ad una serie di stimoli, esterni o interni, che non riesce a padroneggiare, e l’impotenza psichica e fisica che ne deriva determina una grave crisi di angoscia (automatische Angst); quando poi si producono situazioni, direttamente o indirettamente collegate alle prime situazioni ansiogene, la coscienza del soggetto avverte di nuovo ansia, ma in forma attenuata (Angstsignal), tale però da determinare una reazione di allarme e, conseguentemente, comportamenti atti a eludere il pericolo. Le situazioni traumatiche che hanno prodotto crisi di ansia sono soggette alla rimozione, rendendo impossibile comprendere e fronteggiare le situazioni nuove, sempre più numerose, in cui l’ansia viene riattivata a causa di collegamenti associativi inconsci. Interessante, per il nostro studio sui disturbi d’ansia, è la distinzione tra le ossessioni e le fobie operata da Freud: “Ossessioni e fobie sono nevrosi distinte […] Nelle ossessioni si trovano due costituenti:un’idea che s’impone di forza al paziente; uno stato emotivo concomitante; nelle fobie questo stato emotivo è sempre l’angoscia[2], mentre nell’ossessione si possono avere, con la stessa frequenza dell’angoscia, altri stati emotivi come il dubbio, il rimorso o l’ira[3].

Sempre in Ossessioni e fobie (1895), con una grande intuizione, distingue “un gruppo di ossessioni intense che altro non sono che ricordi, immagini inalterate di avvenimenti importanti […] Ossessioni e fobie del genere che potrebbero essere definite traumatiche[4] Questo tipo di eventi descritti da Freud più di un secolo fa, infatti, costituiscono uno dei sintomi principali per la diagnosi di Disturbo Post-Traumatico da stress del DSM-IV-TR.

Tornando alla nostra esposizione, L’angoscia è uno stato doloroso dilagante e persistente; quest’emozione intensa di dolore e insicurezza, è alimentata dalla sensazione di ineluttabilità, immutabilità e tristezza che toglie l’orizzonte di senso alla propria vita ed ha un’elevata componente somatica.

La paura, rispetto ai due vissuti appena descritti, si distingue per la presenza o meno di un pericolo reale o fantasmatico, ovvero di un referente.

L’insorgenza di stati d’ansia implica un processo che può essere descritto partendo da una prima classificazione tra:

 

·         stimoli esterni (situazioni stressanti);

·         stimoli interni (pensieri, ricordi, emozioni o conflitti).

 

Questi stimoli interpretati dal nostro livello cognitivo come minacciosi, provocano stati d’ansia. Una volta che lo stato d’ansia è insorto, la sua intensità e persistenza dipendono da una serie di fattori come:

 

1.   predisposizione individuale all’ansia;

2.   esperienze precedenti nel confrontarsi con stimoli dello stesso genere e dalla stessa intensità;

3.   durata degli stimoli interni ed esterni.

 

In chiave dinamica, in questo processo sono implicati alcuni meccanismi di difesa come: la conversione somatica dell’ansia, che connette lo stato psicologico e quello somatico. Secondo la prospettiva della Gestalt, tale meccanismo, può essere ricondotto alla modalità di interruzione al contatto della retroflessione.

Lo stress (o meglio il distress) produce quindi uno stato di tensione non tollerabile nel corpo. Generalmente la tensione tende a scomparire quando lo stress è eliminato. Le tensioni, tuttavia, persistono anche dopo la scomparsa dello stress che le ha provocate come, ad esempio, l’atteggiamento corporeo o assetto muscolare, cronicizzandosi.

I sintomi riguardanti il livello corporeo dei Disturbi d’Ansia possono essere così descritte:

1.   Sintomi cardiovascolari: tachicardia, palpitazioni, extrasistolia, aritmia, dolore o fastidio al petto, ipertensione o cali di pressione, svenimento;

2.   Sintomi respiratori: dispnea, sensazione di soffocamento, sensazione di nodo alla gola, asma;

3.   Sintomi gastrointestinali: nausea, gastrite, reflusso gastroesofageo, diarrea, sindrome del colon irritabile;

4.   Sintomi neuromuscolari: sensazione di sbandamento (gambe traballanti), tremore, rigidità, parestesie (sensazione di torpore e formicolio), contratture, tensione muscolare, debolezza e affaticabilità;

5.   Sintomi neurologici: vertigini, sensazione di “testa vuota” o leggera, sensazione di sbandamento, tremore e vampate di calore;

6.   Sintomi dermatologici: orticaria, rossore o pallore del volto, iperidrosi (eccessiva sudorazione), psoriasi;

7.   Sintomi urinari: impulso improvviso ad urinare, aumento della frequenza dell’orinazione.

L’elenco proposto non è certamente esaustivo, in quanto la manifestazione corporea dell’ansia è multiforme e varia notevolmente da persona a persona;inoltre, è stato osservato che uno stato di ansia costante espone al rischio di insorgenza o peggioramento di molte patologie psicosomatiche, come l’asma e l’ulcera duodenale.

Tra le numerose descrizioni e suddivisioni delle manifestazioni dell’ansia, c’è anche quella che le distingue in due tipi: l’ansia-tratto e l’ansia-stato.

L’ansia-tratto è una caratteristica relativamente stabile della personalità, un atteggiamento comportamentale che riflette la modalità con cui il soggetto tende a percepire come pericolosi o minacciosi stimoli e situazioni ambientali. I soggetti con ansia-tratto più elevata mostrano una reattività maggiore ad un numero maggiore di stimoli: questi soggetti hanno maggiore probabilità di presentare ansia-stato anche in circostanze a basso "potenziale ansiogeno" o di sperimentare livelli più elevati di ansia-stato a parità di stimoli.

L’ansia-stato può essere definita come un’interruzione del continuum emozionale; si esprime attraverso una sensazione soggettiva di tensione, apprensione, nervosismo, inquietudine, ed è associata ad attivazione del sistema nervoso autonomo.



[1] http://www.treccani.it/vocabolario/


[2] Per Freud i termini ansia ed angoscia sono sinonimi


[3] Freud S. (1895), Ossessioni e fobie, Ed. Newton, p. 31


[4] Idem.