THE FEELTHERAPY© 


Psicoterapia della Gestalt, EMDR, terapia senso-motoria e teoria polivagale

di Roberto Minotti

 

«Ciò che è opposto si concilia, infatti, l'armonia nasce dalla differenza, e tutto si genera dal contrasto»[1]

(Eraclito di Efeso)

 

L’idea per una possibile integrazione tra la psicoterapia della Gestalt, l’approccio EMDR, i fondamentali contributi della teoria polivagale di Porges e la terapia Sensomotoria è nata dalle osservazioni di numerosi casi clinici di questi ultimi cinque anni, che rivelano come l’interazione della Gestalt con tali approcci sia valida soprattutto per quello che concerne l’intervento sui traumi complessi e da stress post traumatico (PTSD), il disturbo dissociativo della personalità (DID), i disturbi dell’attaccamento e di tipo affettivo-relazionale.

Nella pratica clinica appare sempre più evidente che integrare approcci diversi, ma comunque tra loro conciliabili, poichè orientati alla relazione e alla persona, sia una modalità appropriata per la comprensione di patologie in cui il trauma e lo stile di attaccamento rappresentano gli elementi fondanti.  

Come vedremo in seguito in questo lavoro introduttivo, l’intervento terapeutico dell’EMDR con il suo protocollo stadiale ad otto fasi, si integra con il ciclo di contatto esposto da Goodman e con le strutture dinamiche relazionali della Gestalt dialogica (Minotti, 2016) e con i concetti come: adattamento creativo, livelli dell’esperienza (la Gestalt Psicosociale di Marilena Menditto), il concetto di qui ed ora e del continuum di consapevolezza (il now-for-next descritto da Margherita Spagnuolo Lobb). Allo stesso modo, l’integrazione tra la psicoterapia della Gestalt e la terapia Sensomotoria sembra altrettanto possibile proprio in riferimento al lavoro con le parti del sé, le multipolarità, le dispercezioni, i blocchi emotivi e corporei, condizioni che ritroviamo frequentemente nei pazienti traumatizzati con la frammentazione e la scissione.

Sempre in una di confronto e integrazione, tali approcci non possono non tener conto della teoria polivagale e delle sue successive evoluzioni, per quanto riguarda la psicofisiologia del trauma e l’osservazione del qui ed ora del campo relazionale durante la terapia.

 

Il campo terapeutico e la finestra di tolleranza

 

Uno dei modelli teorici a cui la psicoterapia della Gestalt fa riferimento è certamente quello di campo psicologico di Kurt Lewin. Questa teoria ha influenzato profondante il pensiero dei fondatori della Gestalt, mostrando come ogni cosa inserita all’interno di un campo condiviso, ovvero relazionale, sia in grado di influenzare il proprio e l’altrui comportamento. La teoria del “campo” sostiene che la costruzione della realtà è determinata dall’interazione tra la percezione dell'ambiente e dallo stato emotivo e dalla situazione che in quel determinato momento l'individuo esperisce. Le situazioni psicologiche vengono osservate in relazione al contesto di riferimento, nel quale agiscono delle dinamiche energetiche, le quali possono favorire o impedire il costituirsi di determinati modelli di comportamento e di condotta.

In ambito gestaltico, ciò è definito nel concetto di interdipendenza tra le parti, in cui la totalità è più della somma delle parti o, come afferma Goodman, che è il tutto che determina le parti. La teoria del campo ci mostra come forze contrastanti all'interno di gruppi sociali tendono comunque ad armonizzarsi, trovando una omeostasi stazionaria.

Come il contesto di riferimento in situazione orienta il comportamento della persona e dei gruppi, così la finestra di tolleranza e la propriocezione condiziona il campo terapeutico.

La teoria polivagale di Porges, e le sue recentissime evoluzioni, ci mostra come le risposte vagali (ventrali e dorsali) sono alla base dei comportamenti umani inconsapevoli sia per le risposte di pericolo e difesa, che per quelle di apertura e sicurezza. Gli stimoli ambientali, anche i più insignificanti, sono quindi in grado di determinare, nel bene e nel male, anche la relazione terapeutica. L’osservazione fenomenologica del terapeuta, l’ascolto attivo e le sue competenze relazionali, soprattutto con pazienti con traumi significativi, devono necessariamente integrarsi con le conoscenze della psicofisiologia contemporanea e delle neuroscienze, che ci indicano come operare in un campo in cui le ipo-attivazioni e le iper-attivazioni del paziente, non permettono al terapeuta di intervenire in modo adeguato in quel determinato momento. Se la finestra di tolleranza dell’individuo non è abbastanza ampia da permettere oscillazioni emotive e percettive, la terapia avrà alte possibilità di insuccesso. Per tale ragione, l’approccio della Gestalt con il concetto di continuum di consapevolezza e di campo psicologico, l’EMDR e la terapia Sensomotoria, che già da tempo hanno integrato la teoria polivagale nel loro metodo, appaiono compatibili già da quegli aspetti che potremmo definire alla base dell’intervento terapeutico.

 

Gestalt e Terapia Sensomotoria

 

Sia la psicoterapia della Gestalt che quella Sensomotoria hanno in comune un approccio orientato alla relazione e all’osservazione fenomenologica di ciò che emerge nel processo relazionale tra paziente e terapeuta. In entrambe, ad esempio, il corpo è un elemento centrale e per quella Sensomotoria tale principio diviene fondamentale per la valutazione dell’intervento terapeutico, integrandosi con le teorie delle neuroscienze e la quella dell’attaccamento, soprattutto per quanto riguarda il trattamento del trauma e della dissociazione. Le ricerche degli ultimi anni hanno evidenziato come le esperienze traumatiche hanno profonde conseguenze sia sul corpo che sul sistema nervoso confermata dallo sviluppo della sintomatologia psicosomatica. Nello spazio terapeutico, attraverso le esperienze sensomotorie, la persona ricorda i suoi traumi passati per mezzo della presentificazione delle situazioni non verbali dell’evento e dei sintomi fisici. L’intervento si focalizza sull’aspetto corporeo del trauma, sulla modulazione del sistema nervoso e sull’iper o ipo-arousal. Il lavoro del terapeuta consiste principalmente nell’osservazione fenomenologia corporea, seguendo le sensazioni somatiche e fornendo al paziente dei feedback al fine di aumentarne la consapevolezza. Successivamente, attraverso la comprensione del rapporto che esiste tra il corpo, il livello cognitivo e le proprie emozioni, il paziente prende coscienza di come la sua auto-rappresentazione sia in grado di condizionare la sua fisiologia e come la verbalizzazione di ciò che sta sperimentando, nel qui ed ora, possa influenzare le sue sensazioni e i movimenti. La prassi terapeutica appena descritta è perfettamente sovrapponibile al ciclo di contatto della Gestalt (Perls, Goodman ed Hefferline, 1951), in cui la successione tra i vari stadi che costituiscono questo processo (sensazione, consapevolezza, emozione, mobilizzazione, cognizione e contatto), è molto simile a quella della psicoterapia Sensomotoria. Anche il lavoro con parti del sé dell’individuo, descritto dalla Fisher (2017), è perfettamente integrabile con l’approccio gestaltico che considera le polarità o le multipolarità come parti della persona che si alternano nella relazionale in una dinamica di figura/sfondo. Queste prospettive sono estremamente efficaci nel trattamento del trauma in quanto molto spesso tali pazienti presentano scissioni o frammentazioni, che sono il risultato di una strategia di sopravvivenza adattiva. La dinamica messa in atto dalle vittime di traumi/abusi, per preservare un minimo di coesione del sé e di attaccamento, è quella di disconnettersi da ciò che è accaduto, alterando il ricordo fino a mettere in discussione l’evento, proprio per dissociarsi dal “sé cattivo” che ha subito il trauma e che rappresenta una parte inaccettabile e non integrabile del proprio sé.

L’intervento del terapeuta, sia gestaltico che sensomotorio, è orientato all’integrazione delle parti frammentate e disregolate fisiologicamente, cercando di farle emergere da uno sfondo molto spesso caotico e confuso. L’obbiettivo di questo lavoro è quello di far contattare al paziente queste parti rimaste troppo tempo sullo sfondo, mostrandogli come le parti del sé più adulte possono in qualche modo accogliere e comprendere le altre parti alienate

L’ansia, l’angoscia, la paura e la vergogna sono le emozioni che maggiormente emergono da questo tipo di prassi terapeutica, poiché gli eventi traumatici si strutturano soprattutto per la tipologia di emozioni che producono ed evocano.

Per tale ragione, il terapeuta dovrà costantemente osservare i segnali neurocettivi attivati da tali vissuti emotivi per valutare l’ampiezza della finestra di tolleranza del paziente per garantire un adeguato intervento terapeutico.

 

 

 

Psicoterapia della Gestalt, Terapia Sensomotoria ed EMDR

 

La psicoterapia sensomotoria si è sviluppata a partire dalla pratica clinica e per tale motivo i meccanismi che stanno alla base dei suoi interventi sono ancora allo studio. Le numerose osservazioni cliniche riferiscono che sintomi quali gli attacchi di panico, rabbia e aggressività, la modulazione delle emozioni e un livello elevato di iper-arousal, durante la terapia sono diminuiti sensibilmente.

Il trattamento del trauma è orientato agli effetti e non tanto agli eventi di un passato doloroso. Uno degli obiettivi della terapia sensomotoria è quella di rendere sicuri i pazienti proprio nel qui-e-ora mentre si ricorda l’evento traumatico, osservando e prendendo coscienza delle proprie risposte corporee, emotive e comportamentali. Tali principi sono molto simili a quelli gestaltici, che fa dell’esperienza consapevole, nel qui ed ora, uno dei suoi pilasti metodologici

Avere la capacità di rassicurarsi rispetto al fatto che l’accelerazione del battito cardiaco rappresenta soltanto una risposta ripflessa e non un segno di pericolo imminente oppure capire che alcune emozioni tra cui il dolore, la vergogna e la rabbia sono memorie emotive delle parti bambine del sé incapaci di consolarsi da sole, permette al paziente di mettere ordine tra ciò che sta accadendo ora e ciò che appartiene al passato.

E’ oramai dimostrato che focalizzarsi sul qui-e-ora incrementa l’attività prefrontale e mediale prefrontale, le aree preposte alla mediazione della percezione di un evento traumatico.

Per quanto esposto finora circa i pazienti traumatizzati, la terapia EMDR si inserisce perfettamente tra quella Gestaltica e quella sensomotoria proprio per la sua efficacia nell’elaborazione dei traumi.

Le numerosissime ricerche e la pratica clinica testimoniano come il suo protocollo sia molto efficace sia con i disturbi PTSD che con quelli relazionali. Anche l’EMDR è orientata al qui ed ora, anche se spesso il suo lavoro di desensibilizzazione si focalizza su eventi traumatici remoti.

Durante la terapia e la fase di desensibilizzazione, il paziente si focalizza sulla parte del ricordo che lo disturba maggiormente e che lo fa soffrire ancora nel presente; presta attenzione a quali emozioni e in quale parte del corpo le percepisce e quali sono le sue convinzioni su di sé e come si immagina positivamente oggi circa quell’evento. Quando tutti i livelli dell’esperienza sono attivati, la desensibilizzazione e l’elaborazione del trauma può avere inizio. L’EMDR, come anche Jim Knipe ci ha mostrato, è molto efficace con il lavoro con le parti o le polarità. Una volta identificata la parte sofferente (es. la parte bambina) si invita il paziente a farla accogliere da quella adulta in grado di curarla e proteggerla, sempre all’interno della fase di desensibilizzazione in cui il terapeuta segue ciò emerge dalla elaborazione delle immagini, emozioni, cognizioni e sensazioni corporee del paziente.

Questo tipo di approccio terapeutico, integrato dai contributi della psicoterapia della Gestalt, da quella Sensomotoria, dall’EMDR, dai principi della Mindfulness e dalla teoria polivagale, l’ho denominato FeelTherapy.

Nei prossimi articoli, descriverò questo metodo in modo più dettagliato, sia dal punto di vista teorico che pratico, grazie all’esposizione di alcuni casi clinici di questi ultimissimi anni.

 

Bibliografia

 

Eraclito. (1987), Frammenti, Bari, La Terza.

Fisher J. (2017), Guarire la frammentazione del sé. Come integrare le parti di sé dissociate dal trauma psicologico, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Knipe J.(2015), EMDRToolbox Teoria e trattamento del PSTD complesso e della dissociazione, Giovanni Fioriti Editore, Roma.

Kurt L.(2002) Teoria dinamica della personalità, Giunti, Milano.

Menditto M. (2010), Introduzione alla psicoterapia della gestalt e alla psicoterapia della Gestalt psicosociale, in SIGnature, Roma.

Menditto M. (2008), I livelli dell'esperienza, innovazioni e sviluppi, in SIGnature, Roma.

Minotti R. (2017), la Gestalt Dialogica, <http://www.stateofmind.it/2017/02/terapia-della-gestalt-contatto-relazione/>;

Minotti R. (2017), le strutture relazionali, http://www.stateofmind.it/2017/02/strutture-dinamiche-relazionali-gestalt/

Ogden P., Fisher I.,( 2016), Psicoterapia sensomotoria. Interventi per il trauma e l'attaccamento, Cortina Raffaello, Milano.

Porges S. W.(2015), La teoria polivagale. Fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell'attaccamento, della comunicazione e dell'autoregolazione, Giovanni Fioriti Editore, Roma.

Perls F., Hefferline R.H., Goodman P.: Teoria e pratica della terapia della Gestalt. Ed. Astrolabio, Roma 1997.

Shapiro F., (2000), EMDR. Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso movimenti oculari di - McGraw-Hill Education, Milano.

Van der Kolk B. (2015) Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell'elaborazione delle memorie traumatiche, Raffaello Cortina Editore, Milano.

 



[1] Eraclito, Frammenti.